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lunedì 8 novembre 2010

le diverse facce della moralità


 La politica italiana è ormai una scopiazzatura di cento vetrine, riuscendo anche, nella sua folle complessità, ad avvincere, ad interessare il popolino.

Ed ecco che il reality si sposta, dalla casa del grande fratello, direttamente a palazzo Chigi; dove troviamo ancora una volta il presidente del consiglio con le mani nella marmellata.

La marmellata questa volta è rappresentata da una quasi maggiorenne, una ragazzina marocchina, Ruby.
Una ragazzina prorompente, bellissima, che le foto mostrano oscurandone il viso, ma facendo saltare agli occhi tutto il resto, immagini che non la collocano sicuramente tra tutti quei ragazzini emarginati, che soffrono, bisognosi di cure ed attenzioni.

Qualsiasi cosa si direbbe, tranne che questa ragazza, sia una povera anima in pena. Scoperta  mentre rubacchiava nell’ appartamento di una conoscente è stata trascinata, completino succinto e zeppe da dodici, in questura per essere identificata; è li che il governo del fare, anzi del farsele, mette in moto il proprio buon cuore e con grande spirito di carità, proprio da palazzo Chigi parte la telefonata, in cui, per alcuni il premier, per altri un suo collaboratore, chiede l’ immediato rilascio della povera ragazza.

L’ accaduto risalirebbe alla fine di Maggio, ma soltanto ora ne sono stati resi noti tutti i retroscena, così mentre noi spettatori di questo film da serie B non sappiamo per quale aspetto della storia indignarci di più, dal porcile del paese emergono racconti di festini, riti propiziatori, rapporti sessuali di gruppo, feste naturiste, tutte dirette dal simpatico Silvio.

In questi giorni stiamo assistendo, nei vari salottini della politica, ad un vero e proprio giudizio morale ad personam, costringendo le puttane di regime ad arrampicate estreme sugli specchi.

Così che troviamo personaggi assurdi come la Santanchè e sconosciuti come il povero Ciccioli difendere a spada tratta il santo e compassionevole Silvio sostenendo che la vicenda di Fini e Tulliani sia riprovevole ed amorale, mentre, salvare il culo ad una piccola escort in erba, ricorrendo alla telefonata ufficiale dalla residenza del presidente del consiglio (pagata da noi); e addirittura alla menzogna: Berlusconi avrebbe infatti detto al capo di gabinetto della questura che la ragazza era la nipote del presidente Mubarak; sia invece da giudicare come atto di carità e benevolenza.

L’ Italia e’ continuamente violentata e depredata da una classe politica ed industriale di manigoldi e ricattati, intanto il popolo, perso dietro a questa pessima Soap-opera in cui i ricchi nemmeno piangono, non si rende conto che il paese, come una balena arenata, sta morendo, schiacciata dal proprio peso.

Il dispendio delle energie



Ormai si è deciso, il governo sovrano che guida questo paese calpestando quanti più diritti possibile, ha deciso, ignorando un referendum popolare del 1987, che senza nucleare non ci possiamo proprio stare.
In questi mesi abbiamo subito un vero e proprio stupro mentale, spendiamo troppo in energia, dobbiamo correre ai ripari, e così, con cinquant’ anni di ritardo rispetto ai paesi tecnologicamente più avanzati di noi,  l’ Italia sta per entrare ora nel sistema di produzione energetica più controverso e rischioso, e mentre nel resto del mondo più evoluto si comincia a pensare di dismettere le centrali nucleari, noi, insieme a paesi come Bulgaria, Russia, Cina e India stiamo mettendo in funzione le prime, o meglio, stanno mettendo in funzione, perché noi in realtà non abbiamo ancora cominciato a costruirle, non abbiamo nemmeno ancora deciso i siti nei quali sorgeranno questi impianti.

Dopo più di vent’ anni l’ Italia riprende la sua avventura nucleare. In questo paese delle favole, o meglio, delle bufale, ancora non sono stati smaltiti nemmeno i rifiuti radioattivi della nostra breve esperienza degli anni ottanta; rifiuti spesso stoccati in locali non adatti a contenerli, locali che non rispettano nessuna delle infinite norme di sicurezza a riguardo; rifiuti che si trovano sparsi in giro per tutto il paese, pare anche a Terzigno, luogo attualmente sotto i riflettori dove è in atto una vera e propria rivolta popolare proprio per il tema dell’ immondizia; luogo dove poco più di un mese fa, il 18 Settembre, è stato sequestrato un auto-compattatore carico di scorie radioattive.

Anche all’ ENEA di Roma sono stoccate tonnellate di scarti da fissione, ENEA che, in questi giorni per festeggiare il cinquantesimo anniversario della struttura, ha riavviato i due reattori sperimentali Trigo e Tapiro; probabilmente il sangue dei romani sarà raggelato alla notizia, memori sicuramente di ciò che accadde nel Giugno del 2007, quando, dopo un piccolo incidente, fu disattivato l’ impianto antincendio perché sovradimensionato che avrebbe addirittura potuto distruggere parzialmente la struttura. Dopo mesi il sistema antincendio era ancora escluso, ancora oggi non si sa nulla in merito alla messa in regola dell’impianto.

Così mentre Umberto Veronesi, probabile futuro presidente dell’ agenzia per la sicurezza nucleare, festeggia dicendo che i nuovi reattori sono belli e potenti; noi popolo ci sentiamo sempre più messi da parte, in balia di questi indegni rappresentanti, spesso alla fine della loro vita, che si prendono la responsabilità di fare progetti a lungo termine, perché fra vent’ anni loro non ci saranno più, e quando le centrali nucleari dovranno essere smantellate, perché queste durano poco più di trent’ anni e dismetterle costa più che costruirle, non ci saranno nemmeno più i loro figli.

Con il nucleare non risparmieremo, anzi i costi saranno molto più alti, l’ aumento sulle nostre bollette è stato stimato tra il 15 ed il 30%, il nucleare rimane più costoso della energia prodotta  dalle centrali idroelettriche esistenti e da quelle a carbone, ma la stima trae in inganno perché non vengono calcolati i costi per lo stoccaggio delle scorie e le spese di smantellamento degli impianti, che come dicevo prima, sono molto più alte di quelle per costruirli.

Miliardi di euro pubblici verranno investiti in questa follia, nella nostra Italia, la stessa di Leonardo da Vinci, di Galileo Galilei, di Totò, la stessa Italia (paese di Fermi, scopritore dell’ energia nucleare da fissione) che ai giorni nostri non è nemmeno in grado di gestire i rifiuti cittadini, comincerà presto a fare i conti con rifiuti  che devono essere stoccati, alcuni, anche per 250.000 anni.
Le generazioni future ringraziano per la fantastica eredità.

Il grande farabutto


Navigando nel web, rimasto ormai l’ unico baluardo dell’ informazione per noi italiani, qualche giorno fa mi imbattei, per caso, nella presentazione del 11° Grande Fratello; quest’ anno nel più grande terrario d’ Italia, insieme ad animaletti di diverse specie, avremo la “fortuna” di poter vedere il figlio di un camorrista in cattività.
Il voyerismo del popolino da undici stagioni viene soddisfatto da questa gabbia, da questa sorta di “eco-balla”  che,  invece di essere specchio della società in continuo cambiamento,  crea mode e miti da emulare,  spesso sfruttando giovani ragazzi e ragazze accecati dalla sete di successo e popolarità, prendendoli e buttandoli in un piccolo recinto, una sorta di “agility-man”, un percorso pieno di ostacoli creati ad hoc  da un’entità a metà fra l’ enigmista ed un addestratore di cani della peggior specie. In questi anni il pubblico guardone ha gioito e si è disperato, ha amato ed odiato, ha pianto e festeggiato i vari concorrenti delle dieci edizioni che hanno riempito i palinsesti della rete ammiraglia del Biscione, prima come concorrenti , poi riciclati in ogni genere di cassonetto mediatico, dalle televendite ai talk-shows.
Così quest’ anno, insieme a fornai abbandonati dal padre, ragazze sempre più formose e meno vestite, sedicenti latin-lovers, presunti ricconi, fighetti e sfigati, è l’ora del figlio del camorrista che vuole riscattare se stesso. E’ così che in questo strano scenario storico-politico in cui siamo governati da un plurindagato capo di un governo di altri indagati, che in un paese alla deriva pensano solamente a salvare le proprie poltrone ed il relativo deretano incollatogli sopra, si vuol umanizzare anche la figura del mafioso, raccontato dagli occhi di un figlio, che non si sa chi e cosa voglia riscattare: se stesso, o il proprio padre.
In questi giorni in cui il premier è indagato con il figlio, insieme ad altri dirigenti Mediaset, per frode e reati tributari ( avrebbero nascosto al fisco 10 milioni di euro); questa  stessa azienda, guidata da Piersilvio, ci presenterà il dramma del figlio di un camorrista morto di malattia in carcere.
Così nel paese dei contrari, il nostro cuore pieno di sentimenti preconfezionati propinatici dalla scatola animata, ci dirà di seguire, chi più chi meno, la storia di questo giovane, magari ascolteremo le storie di un bambino sereno, magari sorrideremo, del padre che gli mette il cerotto, magari piangeremo quando raccontandone la morte lui piangerà, magari impareremo senza accorgercene, che anche i mafiosi piangono, che anche loro sono persone, che anche loro hanno una famiglia, magari dimenticheremo i dolori di altre famiglie, invece colpite dalla camorra, magari riusciranno a farci vedere davvero con altri occhi la legalità, l’ impunità, magari ci faranno addirittura amare il malaffare; ma non quello dei piccoli spacciatori, dei ladruncoli, ma il grande malaffare, quello dei milioni, quello  delle ecomafie, dei grandi riciclatori del mattone, degli appalti, quello insomma che ha oggettivamente governato il paese negli ultimi 20 anni.
Il Grande Fratello sta per cominciare, e milioni di italiani saranno incollati, come da undici anni a questa parte, ad osservare topi da laboratorio, da sempre ignari però, di essere le vere cavie.

Il prezzo di mercato della vita


La vita non ha prezzo, quante volte ho sentito questa frase, quante volte mi sono chiesto se una vita strappata possa essere indennizzata con del denaro. Federico Aldrovandi morto appena diciottenne per un controllo di polizia, in una Ferrara, la mia, che velocemente in questi anni si e’ trasformata da cittadina tranquilla a luogo violento ed indifferente; un ragazzo morto durante un controllo, colpevole, una polizia di stato che si è rapidamente trasformata in questi tempi in stato di polizia. Forze dell’ ordine che sempre più spesso offendono invece di difendere.
Federico Aldrovandi morto il 25 Settembre 2005 dopo un controllo trasformatosi in pestaggio per mano di quattro poliziotti, che hanno spaccato su di lui due manganelli, e che l’ hanno ucciso barbaramente tenendolo bloccato ginocchia sul petto, fino a quando, non ha esalato l’ ultimo respiro. Le prime indagini furono una farsa, apparizioni e sparizioni di testimoni, perizie della difesa al limite della credibilità, attacchi e denunce a carico della madre, Patrizia Moretti, che oltre al danno della perdita del figlio, si è trovata a dover combattere con istituzioni troppo garantiste, che l’ hanno delegittimata e sbugiardata in tutte le maniere, accusandola, anche, di strumentalizzare la storia e la morte del proprio figlio per avere visibilità.
Patrizia, una donna forte, lasciata sola da tanti, che fortunatamente ha trovato voce, che ha urlato all’ Italia la sua tragedia senza mai perdersi d’ animo, senza mai abbassare la testa, una donna a cui e’ stato strappato l’ unico motivo di esistenza per una madre: il proprio figlio.
Dopo 5 lunghi anni la storia si conclude con un indennizzo di 2 milioni di euro, sempre pochi per ripagare una vita(non basterebbe tutto l’ oro del mondo), un risarcimento che per la madre rappresenta un ammissione di colpevolezza, una madre che sa che il figlio non le verrà restituito, il figlio Federico uomo  sulla carta, ma un bimbo in realtà, un fanciullo ucciso da chi lo avrebbe dovuto proteggere.
Quattro poliziotti che non faranno un giorno di galera, e che continueranno a pattugliare le nostre strade come sempre, in uno stato malato, alla deriva, dove l’ omicidio si trasforma in eccesso di zelo.
Questo è quanto pubblicato dalla madre sul blog dedicato alla memoria di Federico:
Questo è un passo importante, almeno così pensavo
Mi sono chiesta tante volte se accettare significava vendere mio figlio
Ma purtroppo Federico non me lo potrà restituire nessuno e io non ho nemmeno più la forza di odiare
Mi piace pensare che questo sia un gesto riparatore dello stato e delle istituzioni nei confronti miei e della mia famiglia
Doveroso e significativo
così mi piace pensare, perché i poliziotti che hanno ucciso mio figlio non faranno un giorno di carcere mai, anche se proseguissimo in appello e in cassazione
perché i poliziotti che hanno ucciso mio figlio rimarranno in servizio anche se vinceremo in appello e in cassazione
questo non è giusto
e siccome l’odio dentro di me non deve prevalere sull’amore che ho ancora e sempre per Federico
mi piace pensare che lo stato mi abbia chiesto scusa
perché altro non mi rimane
l’unica soddisfazione è quella di avere restituito la verità sulla sua morte e sulla sua memoria
ma nessuno purtroppo pagherà per ciò che ci hanno fatto
perché questa è l’ Italia

Telecamere e caccia bombardieri



Solitamente non guardo i telegiornali, da tempo non mi fido più di questo strano spaccio di distrazioni, è diventata una gara di seduzione, premio in palio: le grazie della politica. Ed in questo turbinio appassionato di  prostituzione mentale, io mi trovo sempre più, durante i miei pasti, concentrato completamente, a seguire ciò che succede nel mio piatto.
Qualche sera fa durante la cena, mentre mi trovavo nel pieno della mia sindrome da deficit dell’ attenzione, una notizia è riuscita a superare quella barriera di bicchieri e bottiglie, che metto di fronte alla tv quando mangio,incaricata di proteggermi dalle fandonie di quel quadro animato appeso alla parete.
Nel comune di Varese,  l’ Elsa Datamat, una delle numerose controllate  Finmeccanica, si è offerta di installare in una piazza, precisamente in piazza della Repubblica, un sistema di telecamere sofisticatissimo, che si collegherebbe ai cellulari, sfruttando la rete bluetooth,  per chiedere agli utenti passanti se sono interessati a farsi seguire durante le loro passeggiate, una vera e propria applicazione scaricabile sul cellulare, grazie alla quale è possibile contattare un operatore, tra quelli che seguono gli schermi, che seguirà i vostri passi per condurvi a casa sicuri, sani e salvi.
Fatico ancora a trovare un motivo a questo esperimento, che tanto piace anche al sindaco romano Alemanno, in una città come Varese, sindaco e giunta leghista, al 18° posto nella classifica delle città più criminose, e dove dal web arrivano, anche se di sporadica entità, soltanto notizie di episodi di intolleranza perpetrati ai danni di extracomunitari da parte di qualche gruppetto di estremisti.
E così che la benefattrice Finmeccanica,  Con il benestare (o la connivenza) del sindaco leghista Attilio Fontana, che già in passato ha più volte espresso il suo desiderio di video sorvegliare la propria città, donano a Varese questo sistema di protezione, che controllerebbe direttamente i movimenti dei cittadini.
Qualcuno potrà ora dire cinicamente che tutti i giorni, banche, caselli autostradali, supermercati, uffici postali, e tanti altri filmano i nostri movimenti per controllare i suddetti luoghi; certo sono d’ accordo, ma da passare davanti ad una banca ed essere filmato un paio di secondi a venir seguiti durante i nostri spostamenti,  in un area del tutto pubblica, c’è parecchia differenza.
Finmeccanica, società per azioni a partecipazione di maggioranza statale, è un conglomerato di moltissime aziende, operanti, per la maggior parte, in sistemi di difesa, produzione di armi pesanti, caccia bombardieri, elicotteri civili e militari, studi aerospaziali e molto altro, in questi anni, dopo gli scandali della Telecom, riguardanti le fughe di notizie, puntano al monopolio di tutte le intercettazioni italiane, estromettendo di fatto tutti i gestori telefonici.
Pier Francesco Guaraglini è il presidente di Finmeccanica, questa società sembra un vero e proprio ufficio di collocamento per i parenti delle personalità di spicco italiane, la moglie dello stesso Guaraglini e’ l’ amministratore delegato di Selex sistemi integrati, ma nei quadri dirigenziali di queste aziende ci sono anche: Elio Mastella (figlio di Clemente); Davide Marini (figlio di Franco), Alessandro Forlani (figlio di Arnaldo); Caio Giulio Cesare Mussolini (Parente di Alessandra Mussolini e di conseguenza del duce); Guglielmo Cucchi (figlio del generale Giuseppe Cucchi segretario del Cesis); Andrea Brancosini (genero di Niccolò Pollari ex capo del sismi); ed altri figli di generali, amministratori delegati ecc. ecc.
Nel Maggio di quest’ anno sono iniziate indagini su conti all’ estero riconducibili a Finmeccanica e le proprie controllate, si sospetta una vera e propria contabilità parallela legata ad un sistema di corruzione per ottenere appalti e commesse. Tre sono le procure interessate: Roma, Napoli e Milano, ma le indagini sono tutt’ ora in corso.
Finmeccanica è una società, come dicevo, a maggioranza statale, che racchiude moltissime altre aziende assorbite negli anni, tutte dedite a costruire armi, sistemi di controllo, mezzi militari, sistemi satellitari, Varese è un esperimento che punta ad un futuro controllo totale, che va dalle intercettazioni ad il monitoraggio dei cittadini, una società che nasconde dentro di se molte stranezze, molte figure discutibili, saremo davvero sicuri?

 

Il bruco "cancrindustria"


In Italia da anni ormai i posti di potere vengono affidati, non più a seconda della qualità, della sensibilità, dell’ efficienza e dell’ integrità morale di un individuo, ma a seconda del numero di scheletri che questi ha nell’ armadio, calcolando non i risultati ma il livello di ricattabilità. In questo paese, oltre al nepotismo, al clientelismo, se non sei ricattabile, se non sei controllabile non hai valore. E così ci troviamo sempre più ad avere cariche importanti rivestite da persone che, o dovrebbero stare in galera, o comunque, non dovrebbero avere la possibilità di ricoprire posti di potere.
Emma Marcegaglia, prima presidente donna di Confindustria, era sicuramente, insieme a molti altri, la persona meno indicata per ricoprire questa carica;  Emma, figlia di Steno e sorella di Antonio formano una famiglia ben conosciuta nei tribunali, proprietari di un impero per la lavorazione dell’ acciaio, il gruppo Marcegaglia e’ presente in Italia, in Cina, in Qatar, in Russia, con 50 insediamenti produttivi e quasi 7000 dipendenti, dichiarò nel 2009 che lo scudo fiscale era un male necessario, ma sicuramente, con il suoi 17 conti cifrati all’ estero  fino ad ora intercettati, ha sicuramente beneficiato di questo provvedimento.
Il conglomerato Marcegaglia nel 2009 non ha pubblicato né bilancio sociale, né bilancio ambientale, non si è dotato di alcun strumento, per la valutazione del rispetto dei diritti dei lavoratori e dei diritti umani. Nel 2008 nello stabilimento Marcegaglia in provincia di Cremona, un operaio ha perso la vita schiacciato da un pacco di tubi d’ acciaio.
Steno e Antonio Marcegaglia sono stati più volte indagati, e in qualche caso, anche condannati tra episodi di bancarotta, illeciti finanziari, turbative d’ asta e corruzione. Nel 2008 Il sostituto procuratore del tribunale di Bari mette sotto sequestro il sito, e blocca i lavori, di costruzione dell’ inceneritore che Ecoenergia SRL, controllata di Marcegaglia Energy, sta costruendo in provincia di Bari(inceneritore dissequestrato dall’ attuale governatore). Nel 2010 a Febbraio Steno Marcegaglia e’ stato messo sotto inchiesta, mentre quattro dipendenti del suo gruppo sono stati arrestati, perché accusati di aver smaltito, illegalmente,  migliaia di tonnellate di rifiuti pericolosi e tossici.
Conti cifrati, evasioni, presunte manomissioni del bilancio, mancato rispetto delle norme sulla sicurezza, sfruttamento, sono tutte cose che non dovrebbero permettere, ad una persona,  di ricoprire cariche di potere, ma qui in Italia, il paese dei contrari queste cose sono all’ ordine del giorno.
Non è moralità o buonismo, e’ semplice buonsenso, quello che spesso nel nostro paese manca, quello che avvalla una vera e propria metastasi che lentamente sta mangiando un intero paese, il nostro, dall’ interno, come un bruco fa con la mela.

il buco


Questo scritto lo dedico a tutti coloro, che per disinformazione, per pregiudizio o per semplice ottusità, sono ancora convinti che gli sprechi di denaro e la “mala gestione” organizzata siano  esclusiva del sud Italia.
La mia città, Ferrara, che io amo con passione, dalla quale non riesco a separarmi, da vent’  anni sta vivendo un dramma. Una vera e propria emorragia di denaro, una voragine, dove finora sono stati risucchiati montagne di milioni di euro.  Il centralissimo ospedale Sant’ Anna, eccellenza per le malattie all’ ipotalamo, e tra gli ospedali migliori d’ Italia, consegnato alla città nel 1445, trasferito nel centralissimo corso della Giovecca nel 1927, negli ultimi anni,  non riceve più manutenzione né interventi e cade letteralmente a pezzi.
Nel 1988, in base alla legge finanziaria, vennero stanziati a livello nazionale 30.000 miliardi di lire per la costruzione di nuovi ospedali dove ce ne fosse necessità e possibilità.  A Ferrara l’ allora Usl 31 presentò due progetti, uno prevedeva la ristrutturazione dell’ ospedale esistente per una cifra di 70 miliardi, l’ altro, invece, prevedeva la costruzione di un nuovo ospedale per una cifra di 100 miliardi. Il Ministero della Sanità bocciò da subito la ristrutturazione stanziando i 100 miliardi per la costruzione di un nuovo polo.
Nel 1992 si sceglie l’ ubicazione del futuro ospedale, a 12 chilometri dalle mura cittadine, in una frazione: Cona, un luogo lontano da tutto, senza vie d’ accesso, spesso allagato dalle piogge.  Dopo qualche bando viene scelta l’ impresa per iniziare i lavori ed iniziano gli espropri  dei terreni.
I lavori così cominciarono all’ inizio degli anni Novanta; in principio il polo di Cona sarebbe dovuto diventare un ospedale d’ appoggio al sant’ Anna, come tale si cominciò la costruzione,  ma nel 1998 si decise che “Valle della morte”, così viene chiamata, dovesse essere l’unico ospedale della città. La promessa fatta dall’ allora sindaco di sinistra Gaetano Sateriale, di accogliere il primo paziente nel 2003, era sempre più inverosimile. Vengono presentati altri progetti, per costruire un edificio del tutto diverso da quello iniziale,  un polo ospedaliero con 18 sale operatorie, che viene aggiunto all’ altro ancora in costruzione.
Vengono affidate le costruzioni dei reparti a diverse imprese. La Coopcostruttori di Argenta fallirà da lì a poco, lasciando senza lavoro centinaia di operai, e senza stipendio centinaia di famiglie. Il reparto malattie infettive, affidato alla ditta Mazzanti, non fu ultimato, questa dichiarò bancarotta. L’ ordine degli ingegneri di Ferrara presentò un resoconto, secondo il quale, il polo è stato costruito nella zona geologicamente meno indicata, per l’ associazione si tratta di una scelta priva di ogni motivazione. Lì ospedale poi non sarebbe tutto a norma, ma solo la parte costruita dopo la decisione di chiudere il sant’ Anna.
La città perderà il suo ospedale, dove centinaia di persone, arrivano comodamente da ogni angolo della città con i mezzi pubblici e spesso anche in bicicletta, per lasciare il posto ad una struttura già fatiscente prima di essere ultimata, lontano da tutto, nel nulla, dove molto probabilmente inizieranno speculazioni edilizie di ogni tipo, un ospedale che da sette anni doveva essere ultimato, consegnato,  con strade e ferrovia dedicata, ai cittadini ferraresi. Giunte di sinistra susseguitesi, tutte appoggiate dal on. Franceschini, non si prendono nessuna responsabilità in merito del disastro venuto a galla, un buco dove sono caduti quasi 400 milioni di euro ad oggi, per un ospedale che doveva essere operativo, come da ennesima promessa, da due mesi, mentre ancora si trova in alto mare, mentre ancora i pazienti che si risvegliano, ricoverati nel vecchio ospedale, nel reparto di rianimazione si trovano di fronte, quando riaprono gli occhi, macchie di muffa e pezzi di intonaco che cadono per terra. Un ospedale, il Sant’ Anna, con medici ed infermieri bravissimi e preparatissimi che lavorano in una struttura lasciata da vent’ anni allo sbando. Un ospedale ucciso dalla mala politica per fare posto ad un mostro in mezzo al nulla. Nessuno pagherà questo scempio, a parte noi cittadini. In una città dove gli ospedali muoiono e nascono già vecchi.

Il gatto e il topo


I rapporti tra Italia e Libia sono sempre stati indubbiamente molti difficili, ma per vari motivi l’ Italia, forse per senso di colpa, forse per interessi , quali gas e petrolio,  ha sempre cercato di avere questo paese fra i propri  partner. Un rapporto di odio amore che dura dagli inizio degli anni Settanta, quando con un colpo di stato, un nemmeno trentenne, colonnello Gheddafi, prese il potere del paese. Un rapporto che vede fiumi di denaro correre quasi sempre a senso unico tra l’ Italia e la Libia. All’ inizio della dittatura Gheddafi cominciò, come prima cosa, a cacciare i coloni italiani espropriando loro le terre e le loro case, ed appropriandosi dei loro contributi previdenziali trattenuti dalla banca libica, per un valore che si aggira intorno ai 3 miliardi di dollari. La Libia nel 1976 acquista per 450.000.000 di dollari il 10% delle azioni fiat, azioni che dieci anni dopo nel 1986, ritornarono nelle mani di fiat per 3 miliardi. La storia della dittatura di Gheddafi è  da sempre piena di ombre, ma l’ Italia non si è fatta particolari problemi a stringere con questo paese ogni genere di patto; patti che ora consistono, non più solo in beni materiali e risorse energetiche, ora trattano anche di persone, disperati che migrano dai loro paesi di origine in cerca di pace e tranquillità nel nostro paese e nel resto d’ Europa. In questi ultimi due anni il governo Berlusconi si e’ impegnato a risarcire la Libia per 5 miliardi di dollari (200 milioni per vent’ anni), cifra che risarcirebbe la Libia degli orrori del periodo coloniale, operazione che tra gli altri colonizzatori europei non è ben vista(la Francia dovrebbe girare al Senegal  la metà del proprio Pil per 50 anni per risarcirla di 130 anni di occupazione).
Non e’ nemmeno la prima volta che l’ Italia, per questo motivo, riempie le casse dello stato libico, nel 1957 Il governo italiano decise di dare circa 5 miliardi di lire all’ allora  monarchia di re Mohammed Idris 1°.
Sono appena stati liberati, sembra dalle ultime notizie, circa 250 eritrei, immigrati che, come da accordi presi, sono stati respinti dallo stato italiano finendo nelle prigioni e nei campi di concentramento libici, maltrattati e torturati per mesi ora sono stati scarcerati, e lasciati liberi di tornare nei propri paesi d’ origine, ma non c’è nessuna certezza che questi nostri fratelli, perché di nostri fratelli si tratta, tornino in eritrea sani e salvi, e non muoiano in mezzo al deserto di fame e di sete come già è successo.
L’ Italia non vuole prendersi le proprie responsabilità, come se l’ accordo che hanno stretto con la Libia, li renda estranei alla faccenda, come se armare la mano che alla fine sparerà non implichi nessuna colpa, come se questo non ci rendesse complici di questo terribile segno di inciviltà e intolleranza. Il Ministro Maroni sostiene che questo accordo è un fiore all’ occhiello di questo governo, ma di fatto noi favoreggiamo un vero e proprio omicidio di massa.
Io non voglio essere complice di questo crimine, non voglio che dei miei fratelli muoiano perché lo stato in cui vivo, ha dimenticato cosa voglia dire essere misericordiosi,  ha dimenticato cosa significhi accoglienza.
Qualche giorno fa una nave con duemila tonnellate di aiuti umanitari e’ partita dalla Libia alla volta di Gaza per portare aiuti al popolo Palestinese, con la promessa, di forzare il blocco israeliano; ma il buon cuore, la compassione, fa differenze? La generosità guarda all’ etnia, alla religione, alla cultura di un popolo?
Io penso di no.

Fantasmi dal passato


Questa e’ una storia fatta di servizi segreti, morti, poteri forti e fiumi di denaro; cosi probabilmente comincerebbe le scrittore di libri gialli Carlo Lucarelli, ma indubbiamente il fantasma di propaganda due, il programma di rinascita democratica di Licio Gelli, e’ in questi ultimi anni più vivo  che mai, radicato in un sistema politico viziato che tende ad allontanare sempre di più il potere democratico dalla nostra Repubblica.  Licio Gelli e’ stato parecchie cose dagli anni 40 in poi: iscritto al gruppo universitario fascista, che negli stessi anni vedeva crescere anche il nostro attuale presidente della repubblica Giorgio Napolitano; Gelli e’ diventato dopo una rapida ascesa un ufficiale di collegamento tra il governo fascista e il Terzo Reich. Scoprì ben presto che  la fine di Hitler si stava per avvicinare,  così cominciò a collaborare con i partigiani, per assicurarsi di stare dalla parte vincente quando la partita sarebbe finita. Gelli ebbe anche l’ ordine di trasportare in Italia il tesoro di re Pietro di Jugoslavia, una ricchezza, soprattutto in oro, immensa. Il tesoro fu restituito poi anni dopo, ma 20 di quelle 60 tonnellate d’ oro non vennero mai recuperate. Dalla fine della seconda guerra mondiale alla metà degli anni ‘50 non si ebbero più sue notizie, si sospetta  che abbia collaborato con la Cia per tenere sotto controllo ed impedire il contagio del comunismo in Italia, e pare anche, nel resto d’ Europa.  Nel  1956 Gelli diventa direttore della Permaflex di Frosinone che era al tempo alimentata grazie alla cassa del Mezzogiorno;  nel frattempo si riavvicina alla politica iniziando come portaborse per un deputato del partito democristiano. Nel giro di pochi anni fonda la loggia massonica propaganda 2, p2 appunto, concentrando all’ interno di essa un consistente numero di figure politiche, militari e finanziarie di spicco, che di fatto,  cominciano a condizionare i processi politici del nostro paese. La p2, definita da Sandro Pertini una vera e propria associazione a delinquere, con il suo programma di rinascita democratica, che di democratico ha ben poco, ha parecchi obiettivi, tra cui la dittatura mediatica attraverso giornali e reti televisive con il compito anche  di dissolvere la Rai. Lo scopo era appropriarsi di più giornali e frequenze possibili  nelle regioni italiane per poi coordinarle tutte da una centrale che avrebbe deciso le  linee editoriali e tutto il resto. Un altro punto forte del programma di Gelli e’ la delegittimazione della magistratura, limitando i loro poteri con l’ uso e abuso malsano delle normative d’ urgenza,  presentando decreti legge che tolgono ai magistrati quanta più libertà di procedere possibile,  il  programma propone anche la divisione delle carriere, che avrebbe separato le funzioni ed i compiti tra magistratura giudicante ed inquirente,  creando confusioni e problemi etici negli avvocati difensori obbligati a volte a rappresentare persone che loro stessi sapevano colpevoli. Questi punti insieme ad una rapida modifica dell’ ordinamento del governo, con una legge per conferire più poteri al Presidente del Consiglio, avrebbe sancito l’ immensa distanza dal popolo  e la completa  impunibilità della classe dirigente. Il governo attuale presenta tra le proprie più alte cariche due esponenti della p2: Silvio Berlusconi naturalmente, ed il capogruppo alla camera del popolo delle libertà Fabrizio Cicchitto; non si conosce il numero preciso dei componenti della p2 ma le liste riportano  nomi di vari professionisti  da ogni parte d’ Italia, tra i quali spuntano  Maurizio Costanzo, Antonio Amato,Vittorio Emanuele di Savoia, Poggiolini (direttore generale del servizio farmaceutico arrestato nel ‘93 al quale avevano confiscato beni per trecento miliardi tra soldi quadri e lingotti d’ oro) e Michele Sindona,  figura controversa, avvocato che morì in carcere dopo aver bevuto un caffè avvelenato; anche Roberto Calvi,  banchiere del banco Ambrosiano morì,  sembra suicida, impiccato sotto un ponte di Londra mandato sul lastrico, insieme alla sua banca proprio, dalla p2 per mano di Sindona. Nell’ 82 la p2 si inabissò dopo che indagini portarono alla luce le liste degli iscritti, costringendo l’ allora presidente del consiglio Forlani alle dimissioni,  per aver ritardato la conferma del ritrovamento di queste. Anche Berlusconi venne condannato nel 1990 per aver giurato il falso davanti ai giudici, che gli chiesero se era o meno, affiliato con la loggia; dopo quattro anni si buttò in politica.
Il governo di Berlusconi,  il 29 di questo mese di Luglio,  chiederà la fiducia per il decreto legge sulle intercettazioni, e  l’opposizione,data la compiacenza e il ruolo secondario cui l’ha relegata Berlusconi, rispettando anche in questo punto il programma della p2, certamente non   glielo impedirà. Il programma di rinascita democratica della p2 non e’ un fantasma dimenticato  grazie a  Berlusconi che, possedendo il 70% degli organi d’ informazione, sbugiardando ogni volta la magistratura e aumentando i suoi poteri con leggi mirate a dargli in poco tempo sempre più autonomia e sempre più impunibilità, lo fa rivivere più forte che mai.

Il futuro ecosostenibile guarda al passato


Viviamo sommersi dal petrolio, tutta la nostra vita è fatta di petrolio: combustibili, oli, colle, inchiostri, vernici, l’agricoltura vive grazie al petrolio con cui funzionano i trattori, con cui si producono fertilizzanti e insetticidi. Molti saponi, detersivi, profumi sono derivati dal petrolio e anche alcuni tipi di dolcificanti. E’ impressionante la quantità di cose che provengono dal petrolio da cui noi dipendiamo direttamente ed indirettamente. Perché questo è successo? Perché abbiamo messo da parte un elemento naturale importante come la canapa? La canapa sostituirebbe quasi del tutto il petrolio, dalla canapa si estrae olio, si estrae combustibile, attraverso la cosiddetta polimerizzazione si possono ricavare moltissime materie plastiche, si possono produrre abiti e calzature. Utilizzata fin  dal medioevo la canapa ha sempre costituito un elemento vitale ed indispensabile per le popolazioni. Utilizzo che e’ terminato nel Novecento dopo l’inizio del proibizionismo, che ha modificato le colture nel nostro paese  che era tra i primi produttori. La canapa viene anche usata per il suo effetto medicale, in moltissime patologie e’ stata provata la sua utilità soprattutto nelle chemioterapie che essendo terapie pesantissime tolgono appetito ai malati. Viene impiegata nel glaucoma perché  abbassa la pressione oculare, per i dolori cronici, l’emicrania, l’epilessia, prurigine, dolori mestruali e doglie, la sclerosi multipla. In tutte queste malattie è stato provato un effetto benefico della canapa, magari non curativo, ma già il fatto che aiuti le persone affette da queste malattie a ritrovare l’appetito, lo trovo sicuramente positivo. A volte il futuro non è davanti a noi. Ma sta dietro di noi!

Hanno suicidato un uomo


In quel momento ascoltando il telegiornale non ci feci nemmeno caso, un uomo sessantaduenne che uccide la nipote per incomprensioni famigliari; sebbene la notizia fosse da subito un po’ strana, in quel momento non mi stupii particolarmente: un uomo di mezza età giudicato, già dalle prime ore, come disturbato mentale che uccide la nipote,  avvocato, con un colpo di balestra e poi si toglie la vita dopo qualche ora, sempre con la stessa balestra (e li ammetto che storsi un po’ il naso) per motivi di eredità, almeno  da quello che nel  momento intuii.  
Quella strana notizia mi scivolò addosso, archiviandosi in una parte dormiente del mio cervello, e non ci pensai più. Ma questo disinteresse durò poco, forse un paio di giorni, fino a quando venni a sapere da un amico, per puro caso, che questo Stefano Anelli, assassino della nipote, morto poi suicida, non era proprio una persona qualunque, forse anche strana, ma non qualunque; Stefano Anelli, ingegnere in pensione, militante del vecchio PCI, era conosciuto da moltissimi internauti con lo pseudonimo di John Kleeves, firma con cui pubblicava su vari blog, articoli e scritti vari, quasi tutti però di stampo antiamericanista, scrisse anche un libro pubblicato da una piccola casa editrice, intitolato: Sacrifici umani. Stati Uniti: i signori della guerra. Il libro purtroppo non l’ ho letto, ma alcuni suoi articoli, come:” La propaganda di Hollywood a beneficio dell’ immagine Usa”; o come: “Non abboccare Saddam” del 2002 e “Hai abboccato Saddam” del 2003; li ho letti, e non li ho trovato per nulla farneticanti, come qualche giornale locale ha scritto nei giorni che seguirono la strana tragedia, magari in alcuni passaggi un po’ forzati, magari provocatori in alcuni punti, forse addirittura leggermente romanzati in altri, ma non li ho trovati farneticanti. Non era solo scrittore, molti sono i video dei suoi incontri e delle sue conferenze che girano per la rete.
Io sarò anche, come qualcuno penserà, un folle accecato dall’ amore per le cospirazioni, ma bisogna ammettere che sono molte le stranezze e le possibili incongruenze in questo caso di omicidio suicidio: il fatto che zio e nipote fossero sempre andati d’ accordo; la storia della presunta lettera che Anelli avrebbe mandato a Rosa e Olindo Romano per esprimere il proprio appoggio, lettera che nessuno ha visto e che forse verrà prodotta a tempo debito; la stessa modalità del suicidio provocatosi con una balestra costruita da lui, ammesso che sia possibile spararsi da soli con una balestra, magari armandola in una piccolissima 600, come sembra, dalle indagini della polizia sia successo; la stessa omissione dei media sulla doppia vita dell’ ingegnere in pensione; la succosa ciliegina sulla torta rappresentata dal luogo, una chiesa dedicata a santa Maria, santa morta proprio con una freccia nel collo come lo stesso Anelli,  quasi una leccornia offerta a chi vive cibandosi di complotti.
Un uomo strano forse, ma sicuramente molto intelligente, preparato, addirittura scambiato da alcuni come storico americano impubblicabile nel proprio paese, un illuminato che scriveva del film: Forrest Gump, raccontandolo come un lungometraggio esclusivamente propagandistico costruito da un improbabile, ma non inverosimile, agenzia governativa per mostrare un americano ingenuo e profondamente buono, orgoglioso della sua divisa militare, che non avrebbe potuto fare del male a nessuno.  Uno scritto con il quale io non riesco a trovarmi in disaccordo, un uomo strano forse, ma lucido, un nemico degli Stati Uniti e della propria supremazia autoproclamata, che trasforma ogni attacco in legittima difesa, e che continua ancora, sempre più ostinatamente ed insistentemente  a professare una libertà ed una democrazia sempre più fasulla, che sembra ormai soltanto ad un miraggio.
Chi ha suicidato Stefano Anelli e John Kleeves?