Cerca nel blog

lunedì 8 novembre 2010

Il prezzo di mercato della vita


La vita non ha prezzo, quante volte ho sentito questa frase, quante volte mi sono chiesto se una vita strappata possa essere indennizzata con del denaro. Federico Aldrovandi morto appena diciottenne per un controllo di polizia, in una Ferrara, la mia, che velocemente in questi anni si e’ trasformata da cittadina tranquilla a luogo violento ed indifferente; un ragazzo morto durante un controllo, colpevole, una polizia di stato che si è rapidamente trasformata in questi tempi in stato di polizia. Forze dell’ ordine che sempre più spesso offendono invece di difendere.
Federico Aldrovandi morto il 25 Settembre 2005 dopo un controllo trasformatosi in pestaggio per mano di quattro poliziotti, che hanno spaccato su di lui due manganelli, e che l’ hanno ucciso barbaramente tenendolo bloccato ginocchia sul petto, fino a quando, non ha esalato l’ ultimo respiro. Le prime indagini furono una farsa, apparizioni e sparizioni di testimoni, perizie della difesa al limite della credibilità, attacchi e denunce a carico della madre, Patrizia Moretti, che oltre al danno della perdita del figlio, si è trovata a dover combattere con istituzioni troppo garantiste, che l’ hanno delegittimata e sbugiardata in tutte le maniere, accusandola, anche, di strumentalizzare la storia e la morte del proprio figlio per avere visibilità.
Patrizia, una donna forte, lasciata sola da tanti, che fortunatamente ha trovato voce, che ha urlato all’ Italia la sua tragedia senza mai perdersi d’ animo, senza mai abbassare la testa, una donna a cui e’ stato strappato l’ unico motivo di esistenza per una madre: il proprio figlio.
Dopo 5 lunghi anni la storia si conclude con un indennizzo di 2 milioni di euro, sempre pochi per ripagare una vita(non basterebbe tutto l’ oro del mondo), un risarcimento che per la madre rappresenta un ammissione di colpevolezza, una madre che sa che il figlio non le verrà restituito, il figlio Federico uomo  sulla carta, ma un bimbo in realtà, un fanciullo ucciso da chi lo avrebbe dovuto proteggere.
Quattro poliziotti che non faranno un giorno di galera, e che continueranno a pattugliare le nostre strade come sempre, in uno stato malato, alla deriva, dove l’ omicidio si trasforma in eccesso di zelo.
Questo è quanto pubblicato dalla madre sul blog dedicato alla memoria di Federico:
Questo è un passo importante, almeno così pensavo
Mi sono chiesta tante volte se accettare significava vendere mio figlio
Ma purtroppo Federico non me lo potrà restituire nessuno e io non ho nemmeno più la forza di odiare
Mi piace pensare che questo sia un gesto riparatore dello stato e delle istituzioni nei confronti miei e della mia famiglia
Doveroso e significativo
così mi piace pensare, perché i poliziotti che hanno ucciso mio figlio non faranno un giorno di carcere mai, anche se proseguissimo in appello e in cassazione
perché i poliziotti che hanno ucciso mio figlio rimarranno in servizio anche se vinceremo in appello e in cassazione
questo non è giusto
e siccome l’odio dentro di me non deve prevalere sull’amore che ho ancora e sempre per Federico
mi piace pensare che lo stato mi abbia chiesto scusa
perché altro non mi rimane
l’unica soddisfazione è quella di avere restituito la verità sulla sua morte e sulla sua memoria
ma nessuno purtroppo pagherà per ciò che ci hanno fatto
perché questa è l’ Italia

Nessun commento:

Posta un commento