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lunedì 8 novembre 2010

Il grande farabutto


Navigando nel web, rimasto ormai l’ unico baluardo dell’ informazione per noi italiani, qualche giorno fa mi imbattei, per caso, nella presentazione del 11° Grande Fratello; quest’ anno nel più grande terrario d’ Italia, insieme ad animaletti di diverse specie, avremo la “fortuna” di poter vedere il figlio di un camorrista in cattività.
Il voyerismo del popolino da undici stagioni viene soddisfatto da questa gabbia, da questa sorta di “eco-balla”  che,  invece di essere specchio della società in continuo cambiamento,  crea mode e miti da emulare,  spesso sfruttando giovani ragazzi e ragazze accecati dalla sete di successo e popolarità, prendendoli e buttandoli in un piccolo recinto, una sorta di “agility-man”, un percorso pieno di ostacoli creati ad hoc  da un’entità a metà fra l’ enigmista ed un addestratore di cani della peggior specie. In questi anni il pubblico guardone ha gioito e si è disperato, ha amato ed odiato, ha pianto e festeggiato i vari concorrenti delle dieci edizioni che hanno riempito i palinsesti della rete ammiraglia del Biscione, prima come concorrenti , poi riciclati in ogni genere di cassonetto mediatico, dalle televendite ai talk-shows.
Così quest’ anno, insieme a fornai abbandonati dal padre, ragazze sempre più formose e meno vestite, sedicenti latin-lovers, presunti ricconi, fighetti e sfigati, è l’ora del figlio del camorrista che vuole riscattare se stesso. E’ così che in questo strano scenario storico-politico in cui siamo governati da un plurindagato capo di un governo di altri indagati, che in un paese alla deriva pensano solamente a salvare le proprie poltrone ed il relativo deretano incollatogli sopra, si vuol umanizzare anche la figura del mafioso, raccontato dagli occhi di un figlio, che non si sa chi e cosa voglia riscattare: se stesso, o il proprio padre.
In questi giorni in cui il premier è indagato con il figlio, insieme ad altri dirigenti Mediaset, per frode e reati tributari ( avrebbero nascosto al fisco 10 milioni di euro); questa  stessa azienda, guidata da Piersilvio, ci presenterà il dramma del figlio di un camorrista morto di malattia in carcere.
Così nel paese dei contrari, il nostro cuore pieno di sentimenti preconfezionati propinatici dalla scatola animata, ci dirà di seguire, chi più chi meno, la storia di questo giovane, magari ascolteremo le storie di un bambino sereno, magari sorrideremo, del padre che gli mette il cerotto, magari piangeremo quando raccontandone la morte lui piangerà, magari impareremo senza accorgercene, che anche i mafiosi piangono, che anche loro sono persone, che anche loro hanno una famiglia, magari dimenticheremo i dolori di altre famiglie, invece colpite dalla camorra, magari riusciranno a farci vedere davvero con altri occhi la legalità, l’ impunità, magari ci faranno addirittura amare il malaffare; ma non quello dei piccoli spacciatori, dei ladruncoli, ma il grande malaffare, quello dei milioni, quello  delle ecomafie, dei grandi riciclatori del mattone, degli appalti, quello insomma che ha oggettivamente governato il paese negli ultimi 20 anni.
Il Grande Fratello sta per cominciare, e milioni di italiani saranno incollati, come da undici anni a questa parte, ad osservare topi da laboratorio, da sempre ignari però, di essere le vere cavie.

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