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lunedì 8 novembre 2010

Il gatto e il topo


I rapporti tra Italia e Libia sono sempre stati indubbiamente molti difficili, ma per vari motivi l’ Italia, forse per senso di colpa, forse per interessi , quali gas e petrolio,  ha sempre cercato di avere questo paese fra i propri  partner. Un rapporto di odio amore che dura dagli inizio degli anni Settanta, quando con un colpo di stato, un nemmeno trentenne, colonnello Gheddafi, prese il potere del paese. Un rapporto che vede fiumi di denaro correre quasi sempre a senso unico tra l’ Italia e la Libia. All’ inizio della dittatura Gheddafi cominciò, come prima cosa, a cacciare i coloni italiani espropriando loro le terre e le loro case, ed appropriandosi dei loro contributi previdenziali trattenuti dalla banca libica, per un valore che si aggira intorno ai 3 miliardi di dollari. La Libia nel 1976 acquista per 450.000.000 di dollari il 10% delle azioni fiat, azioni che dieci anni dopo nel 1986, ritornarono nelle mani di fiat per 3 miliardi. La storia della dittatura di Gheddafi è  da sempre piena di ombre, ma l’ Italia non si è fatta particolari problemi a stringere con questo paese ogni genere di patto; patti che ora consistono, non più solo in beni materiali e risorse energetiche, ora trattano anche di persone, disperati che migrano dai loro paesi di origine in cerca di pace e tranquillità nel nostro paese e nel resto d’ Europa. In questi ultimi due anni il governo Berlusconi si e’ impegnato a risarcire la Libia per 5 miliardi di dollari (200 milioni per vent’ anni), cifra che risarcirebbe la Libia degli orrori del periodo coloniale, operazione che tra gli altri colonizzatori europei non è ben vista(la Francia dovrebbe girare al Senegal  la metà del proprio Pil per 50 anni per risarcirla di 130 anni di occupazione).
Non e’ nemmeno la prima volta che l’ Italia, per questo motivo, riempie le casse dello stato libico, nel 1957 Il governo italiano decise di dare circa 5 miliardi di lire all’ allora  monarchia di re Mohammed Idris 1°.
Sono appena stati liberati, sembra dalle ultime notizie, circa 250 eritrei, immigrati che, come da accordi presi, sono stati respinti dallo stato italiano finendo nelle prigioni e nei campi di concentramento libici, maltrattati e torturati per mesi ora sono stati scarcerati, e lasciati liberi di tornare nei propri paesi d’ origine, ma non c’è nessuna certezza che questi nostri fratelli, perché di nostri fratelli si tratta, tornino in eritrea sani e salvi, e non muoiano in mezzo al deserto di fame e di sete come già è successo.
L’ Italia non vuole prendersi le proprie responsabilità, come se l’ accordo che hanno stretto con la Libia, li renda estranei alla faccenda, come se armare la mano che alla fine sparerà non implichi nessuna colpa, come se questo non ci rendesse complici di questo terribile segno di inciviltà e intolleranza. Il Ministro Maroni sostiene che questo accordo è un fiore all’ occhiello di questo governo, ma di fatto noi favoreggiamo un vero e proprio omicidio di massa.
Io non voglio essere complice di questo crimine, non voglio che dei miei fratelli muoiano perché lo stato in cui vivo, ha dimenticato cosa voglia dire essere misericordiosi,  ha dimenticato cosa significhi accoglienza.
Qualche giorno fa una nave con duemila tonnellate di aiuti umanitari e’ partita dalla Libia alla volta di Gaza per portare aiuti al popolo Palestinese, con la promessa, di forzare il blocco israeliano; ma il buon cuore, la compassione, fa differenze? La generosità guarda all’ etnia, alla religione, alla cultura di un popolo?
Io penso di no.

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