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domenica 12 settembre 2010

Morte e menzogna


Ho aspettato mezzanotte, quasi a voler lasciare, a chi ancora ne soffre e ne soffrirà, la fragile certezza sui colpevoli. 9 anni e 9 ore fa, il mondo intero conobbe, purtroppo, la mattanza a colori.


Secondo il governo americano, l’ undici Settembre 2001, 19 terroristi arabi, futuri martiri, mossi dall’ odio verso la democrazia e la libertà degli Stati Uniti, armati solo di temperini, dirottarono quattro aerei di linea americani (due Boeing 757 e due Boeing 767) per schiantarli contro due tra i più importanti simboli americani: le torri del World Trade Center ed il Pentagono; mentre il quarto si schiantò in Pennsylvania, i passeggeri avrebbero sopraffatto i terroristi, dopo che quest’ ultimi li costrinsero a chiamare i famigliari per raccontare ciò che stava succedendo.

Le torri gemelle dopo qualche ora caddero collassando su se stesse, un altro grattacielo, il WTC-7, crollò a 200 metri di distanza, per via, secondo la federal bureau, degli incendi sviluppatisi al suo interno; tutti e tre gli edifici crollarono sulla propria pianta, verticalmente, la nuvola di cemento che produsse il crollo invase tutta Manhattan, intossicando moltissimi soccorritori, che poi, ad anni di distanza si ritrovano, quelli ancora vivi, con gravi problemi ai polmoni.

Dopo meno di 48 ore l’ Fbi divulgò i nomi e le foto dei 19 attentatori, quelli diventarono, e ancora sono ufficialmente, i reali artefici di quest’ attacco al popolo americano.

Questa non vuole essere una perizia, non mi dilungherò su tutti gli scienziati, gli ingegneri, i piloti, che hanno espresso i loro dubbi sulla veridicità della versione ufficiale, sui presunti esplosivi utilizzati per demolire i tre grattacieli, sull’ impossibilità di riuscire a colpire il pentagono con un velivolo così grande e difficilmente governabile, sullo spegnimento dei transponder che non sarebbe in effetti così semplice come è stato detto.

Mi preme più che altro fare considerazioni sui cambiamenti apportati dai governi, Americano ed Europeo, e sulle limitazioni della libertà che questa opportunità, come gli stessi esponenti del governo hanno chiamato, ha prodotto.

Un immenso strumento di controllo, controllare per proteggerci, controllare per difenderci; difenderci da una rete terroristica mondiale, intangibile, di cui non si conosce nulla, solo un piccolo manipolo guidato da un arabo, Bin Laden, introvabile, quasi fosse un astratto o una figura mitologica, come se davvero fosse possibile che l’ intelligence più potente ed attrezzata del mondo non riesca a trovare un uomo, ed i suoi fedelissimi in mezzo ad un deserto.

Le riforme introdotte dall’amministrazione americana dopo l’11 settembre hanno toccato in particolar modo il settore della sicurezza interna. I provvedimenti hanno espanso i poteri delle autorità investigative e centralizzato le attività di intelligence e di controllo del territorio.

Lo Usa Patriot Act consente un maggiore scambio di informazioni tra le agenzie di intelligence Usa e le autorità investigative; elimina una serie di restrizioni al potere dello Stato di accedere e trattare i dati personali, con particolare riguardo alle fonti elettroniche; allenta i vincoli alle perquisizioni; espande i poteri federali nella regolamentazione delle istituzioni finanziarie americane e nel modo in cui queste ultime intrattengono rapporti con cittadini stranieri; crea nuovi reati e pene conseguenti in relazione ad atti terroristici.

Nel novembre 2002 il Congresso ha approvato lo Homeland Security Act, che concentra numerose agenzie governative – tra cui l’Immigration and Naturalization Service, la Cost Guard e la Border Patrol – in un nuovo ministero federale, il Dipartimento della Sicurezza interna. Settori come il controllo delle frontiere o la gestione dei flussi migratori sono passati dunque sotto il coordinamento di un unico organo centrale. La sua missione primaria è prevenire attacchi terroristici all’interno degli Stati Uniti; ridurre la vulnerabilità al terrorismo; minimizzare il danno di un attacco terroristico negli Usa e contribuire alle operazioni di soccorso. Il nuovo ministero ha tra i suoi compiti l’analisi di intelligence, la protezione delle infrastrutture, le contromisure per attacchi di tipo non convenzionale (biologici, chimici, nucleari, radiologici), la sicurezza dei trasporti e delle frontiere, la risposta rapida alle emergenze, il coordinamento tra le autorità esecutive dei vari Stati, le entità regionali o locali e il settore privato. I poteri del nuovo Segretario della Sicurezza interna sono molto ampi e gli garantiscono l’accesso a tutte le informazioni concernenti la sicurezza delle infrastrutture e le attività terroristiche, vere o presunte, all’interno degli Usa. Dietro autorizzazione del presidente, inoltre, può accedere anche ad altri tipi di informazioni sensibili.

Nel dicembre 2004, infine, con l’adozione dell’Intelligence Reform and Terrorism Prevention Act, è stata raccolta una delle più urgenti raccomandazioni della 9/11 Commission: la creazione di un Direttore nazionale dell’intelligence, nominato dal presidente – di fronte al quale è responsabile –, e confermato dal Senato. In sostanza, si tratta del “capo” dell’intero e complesso sistema di intelligence americano. Ha l’incarico di coordinare tutte le attività di intelligence interna, esterna e di difesa e dispone di ampi poteri di budget. Lo affianca il National Counterterrorism Center, una sorta di ‘banca’ delle informazioni di intelligence su terroristi noti o sospetti, con il compito di coordinare e monitorare i piani e le attività di contro-terrorismo di tutte le agenzie governative.

Anche la comunità europea ha compiuto, dopo l’ undici Settembre, un’ operazione di riassetto interno, gli Stati membri hanno dato molto più spazio alla cooperazione reciproca. L’ Ue nel suo complesso ha posto più degli Usa l’accento sugli strumenti diplomatici e sul ruolo delle istituzioni multilaterali come base per una strategia di lungo periodo per intervenire sulle cause sociali e politiche che nutrono la minaccia terroristica.

Le misure anti-terroristiche decise dall’Ue sono state inserite in un Piano d’azione per la lotta al terrorismo, che viene aggiornato di continuo e sottoposto a revisione da parte del Consiglio europeo due volte l’anno.

Il mandato di cattura europeo, destinato a sostituire le più complesse procedure di estradizione, implica il mutuo riconoscimento della richiesta di consegna di una persona, da compiersi entro novanta giorni, da parte dell’autorità giudiziaria di un paese membro. L’accordo sul mandato di cattura è stato raggiunto nel dicembre 2001 ed il provvedimento è stato approvato con una Decisione quadro del Consiglio nel giugno 2002.

Esistono numerosi organi europei, molte di queste iniziative accusarono pesanti ritardi, dovuti al mancato adeguamento alle norme europee da parte di alcuni stati membri, fino al marzo del 2004, quando l’ Europa, fu colpita dalla strage di Madrid, costringendo il consiglio europeo a sollecitare gli stati membri inadempienti, ad adottare la normativa conforme riguardo al mandato di cattura europeo.

In poche parole gli Stati Uniti si sono attribuiti il diritto di intervenire ovunque ritengano minacciati i propri interessi nazionali, calpestando ogni diritto alla privacy, controllando movimenti fisici e bancari di chiunque, lo stato americano, sospetti di terrorismo.

Chi ci sta difendendo? E da cosa ci sta difendendo?

L’ unica certezza rimane come sempre la morte, 2974 persone morirono quel giorno, altri intossicati, non se ne sa il numero, perirono poi, di malattie legate ai polmoni, per via delle polveri inalate.