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lunedì 22 novembre 2010

Protettori e prostitute




Per la prima volta in ventinove anni di vita oggi sono capitato, quasi per caso, ad una seduta di consiglio comunale.
In una piovosa giornata nel desolato sud della “Padania”, non sapendo come autoinfliggermi punizione, io giovane, ma già vecchio, disoccupato ho accettato di accompagnare un mio caro amico invitato dal suo sindacalista ad assistere alla seduta odierna.
Arrivati in piazzetta municipale a Ferrara ci siamo trovati di fronte circa una cinquantina di persone, munite di bandiere e fischietti, che presidiavano la scalinata del palazzo comunale; quasi subito incrociamo lo sguardo del sindacalista che ci fa cenno di raggiungerlo al centro della salita.
Dopo una breve presentazione, tra una telefonata e l’ altra,  questo elegante giovane uomo mi spiega in poche parole il motivo dell’ invito, cioè quello di esprimere il nostro consenso ad un “esperimento” della nostra provincia che sarebbe sicuramente servito a collocare tanti disoccupati.
Con lo sguardo tra il compiacente e il sognante fisso il mio amico facendogli cenno di si con la testa, a fargli capire che la cosa mi piaceva, e così ci incamminiamo tutti e tre verso l’ entrata del comune.
Preso posto nella sala ci troviamo di fronte al lavoro estenuante che tutti i giorni questi uomini e queste donne, eroi ed eroine, si trovano a dover compiere: chi occupato a mandare messaggi al cellulare, chi occupato a rifarsi trucco e parrucco, chi occupato a leggere la propria posta elettronica scroccando la connessione del comune, chi occupato a togliersi i capelli dagli occhi stile Sgarbi.
In Quel momento il sindacalista si avvicina dando ad entrambi un foglio, formato A3, con una frase scritta sopra: Un voto per un lavoro.
Così gonfi dell’ eccitazione che ci prende quando sappiamo che stiamo facendo qualcosa di veramente utile, nel momento delle foto, senza nemmeno un’ esitazione alziamo il foglio sopra la testa.
Dopo qualche minuto inizia finalmente la seduta, qualche sedia vuota, ma non così tante da lasciarmi disgustato.
Comincia il Pd esponendo l ordine del giorno e dopo un po’ di qualunquismo e di aria fritta, si arriva finalmente al punto; il mio cuore sussulta e la mia espressione improvvisamente cambia facendosi cupa.
Il consiglio si è riunito per votare il passaggio da sperimentazione a normalizzazione delle aperture domenicali dei centri commerciali, quasi per la totalità nella nostra provincia coop.
In un impeto di rabbia accartoccio il foglio, sentendomi strumentalizzato ed usato, perdo le staffe, e dalla mia bocca esce un sonoro ma sterile vaffanculo; avevo messo la mia faccia sotto un foglio che tradiva ogni mia idea riguardo all’ occupazione, così mentre in Europa lo slogan è: lavorare meno lavorare tutti; a Ferrara si vota per aprire centri commerciali anche i giorni festivi, nei quali ragazzi giovani e non, saranno costretti a lavorare per pochi euro in più dovendo mettere da parte affetti e passioni.
La parola passa poi al consigliere del PDL che si trova inspiegabilmente d’ accordo con il primo, le due parti sono intenzionate a permettere alla coop, rossa per eccellenza, di aprire in una città storica, i propri centri commerciali in periferia, perché in una città turistica, alla domenica non devono aprire i numerosi musei, il castello, i palazzi storici, bensì i centri commerciali.
Lo sappiamo tutti no? I turisti nelle città non visitano i monumenti ma i centri commerciali.
Purtroppo non so come sia finita, dopo quelle parole una forte nausea mi ha spinto fuori dalla grande sala accompagnato da un sonoro borbottio.
Offeso ed umiliato da sindacati puttane di politici papponi sono tornato a casa più furioso di prima.  

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